09 – RISVEGLI

…Allora con le labbra gli tengo stretta la pelle e scendo più giù, la faccio scorrere insieme alle labbra che vanno a spingere le palle, così che la sua cappella si scopre direttamente nella mia gola, dove la sento ingrandirsi mentre io torno ferma. È una danza, la nostra. Una danza che la mia bocca fa col suo uccello, fatta di soste e movimenti, di richiami e di risposte. Riprendo a muovermi. Succhio e provo a deglutire, in modo che i muscoli della gola gli massaggino la cappella.

Ho la bocca piena adesso, le guance gonfie e tese, le labbra contratte e strette alla base dell’asta, la cappella in fondo alla gola. Ed è in questo momento che Andrea si sveglia, il suo respiro da regolare si fa rapido, mi parla in un crescendo di “Amore mio” e mi porta le mani sulla testa.

L’uccello cresce ancora. Sono svegli in due ora, lui e il suo cazzo, ed è ormai così grosso e duro che per quanto mi sforzi non ce la faccio più a tenerlo tutto in bocca. Mi lacrimano gli occhi e respiro affannata col naso…

Il diario intero si trova qui:
  

7 pensieri riguardo “09 – RISVEGLI

  1. è nel pieno dell’inverno che diventa preziosa ogni stilla di primavera.
    il risveglio di andrea nella tua bocca, che comincia con il disgelo e finisce con un temporale estivo.
    sai quel che si dice dell’Irlanda: four seasons in one day.
    è quel che accade in certe stanze, è quel che accade dentro l’animo di chi ti legge, ogni volta.

    scusa se ci metto troppe parole, è che mi piace qui, le pareti di questa stanza sono specchi, per me, mi ci cerco e a tratti mi ci ritrovo.
    ma puoi fermarmi se vuoi, lo sai, lo so.

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  2. mi chiedo quante parole mi sono state sussurrate mentre dormivo.
    mi invento che ognuna di quelle parole è penetrata e attorno a sé ha condensato un mondo di sensazioni, di colori, di intime primavere.
    e mi invento che ciascuno di questi universi ha un codice segreto capace di risvegliarlo, un codice che passa dalla pronuncia esatta di quella esatta parola, ma anche da un profumo specifico, o da una canzone.
    mi invento adesso, qui, una teoria per cui sono spesso i sensi ad evocare mondi sopiti dentro di noi, e mi invento che a volte il desiderio di intimità non è altro che la risposta subcosciente al richiamo di uno di questi universi.
    e se la tua bocca sa far spostare il sangue di un uomo che dorme, le tue parole sanno chiamare un sonno popolato da sogni.

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