Come è possibile che ogni volta che mi avvicino a lui, che sento il suo odore, che sento nella bocca il suo respiro, la fiamma nel mio bassoventre si accende e mi fa sciogliere?
Ogni volta, varcata la soglia di una nuova stanza, l’aria si accende e si fa elettrica, viva e vibrante. Lui è con me. E ci sono i colori. Non c’è cappa di grigio che tenga: il grigio e ogni sua sfumatura sono rimasti fuori la porta.
Mi piace avvicinarmi quando siamo ancora interamente vestiti. Gli dico di stare fermo, di dischiudere la bocca e di restare immobile.
Siamo in silenzio, ascolto il rumore dei miei movimenti, dei miei abiti, dei tacchi sul pavimento.
A occhi chiusi mi faccio più vicina, sento il suo odore sempre più forte e la mia bocca cerca il suo respiro. Lui è cosi alto che devo inarcarmi un po’ sulla punta dei piedi e sollevare il viso per trovargli le labbra. Rimango per un po’ così, ferma e sospesa, le bocche vicine, a gustarmi il fiato dolcissimo e caldo. Poi apro gli occhi e ogni volta mi ritrovo a guardarlo stupita per quanto mi incanta. Che madornale errore credere che l’amore sia progetto e certezza! L’amore è soprattutto stupore. Vorrei abbracciarlo, stringerlo e schizzare oltre, per un secondo o mille anni, staccare i piedi da terra, fargli da pipistrello e farmi portare via da me, dalla vita che ho fuori di lui e che resiste nonostante tutto. Nonostante quell’avanzamento veloce del nastro che il mio desiderio vorrebbe.
Lo guardo. È immobile. Occhi chiusi e bocca dischiusa, come gli avevo ordinato.
«Sei proprio un bravo e ubbidiente ragazzo», gli sussurro compiaciuta. Poi avvicino la bocca al suo orecchio e chiamandolo per cognome gli dico di continuare a star fermo.
Stiamo respirando più forte,le bocche di nuovo vicine. Chiudo gli occhi, tiro fuori la lingua e gli sfioro le labbra, ne seguo i contorni, ne palpeggio carnosità e pienezza. Con la punta faccio capolino dentro la sua bocca, dapprima esitante e quasi timida, poi sempre più determinata e sicura, strappandogli piccoli mugolii. Adoro respirargli in bocca, bere ogni suo gemito. Adoro leccargli labbra e denti. Ficcargli la lingua in bocca e frugargliela tutta, solleticando e succhiando la sua.
Siamo immobili entrambi, solo la mia lingua si muove mentre resto protesa verso lui, tutta quanta, tutta intera – una, molteplice e infinita – mentre il suo odore mi inebria e il fuoco fra le cosce divampa. Attizzo ancora il mio fuoco, aggiungo altra voglia alle voglie e inizio a inarcare il bacino, a strofinarmi sul cazzo che sento diventare sempre più duro sotto i jeans. Percepisco i suoi sussulti, sento le sue mani tremare, fremere e non resistere a non toccarmi.
Allora cedo e per un po’ lo lascio fare, gliele lascio avvicinare ai miei fianchi, al mio culo. Giusto il tempo di sentire i miei brividi. Talvolta alzo il vestito e lo assecondo, gli lascio palpare le natiche calde, la pelle nuda delle cosce fra mutandine e autoreggenti. Oppure mi dondolo, divarico le gambe in modo che la sua mano a palmo aperto mi tocchi la fica, ne avverta il calore e il bagnato attraverso le mutandine. Mi dondolo con progressiva frenesia, fino al punto che non si capisce se è lui ad accarezzarmi la fica o se è la fica a cercare e accarezzargli la mano.
Poi mi blocco e lo blocco, avvicino le labbra al suo orecchio e sussurro decisa: «Fermo ragazzo. Fermo. Ti voglio immobile. E mio. E nudo».
E lui deliziosamente di nuovo ubbidisce. Solo allora apro gli occhi e trovo sempre i suoi che cercano i miei. Andrea ha degli occhi magnifici quando è eccitato: gli si annacquano di piacere e diventano brillanti. Guizzano di gioia e di vita come gli guizza e gli pulsa il cazzo, quell’incantevole cazzo che di lì a poco mi pulserà nella fica, nel culo, nella bocca…
Respiro più forte e comincio lentamente a spogliarlo.
Il diario intero si trova qui:
Sto leggendo in ordine sparso:bello, bello, bello. Soprattutto la vostra storia.
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Sto leggendo in ordine sparso: bello, bello, bello! Soprattutto la vostra storia.
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lui non lo sa davvero chi sei, chi sei per lui.
quando ti chiama “amore” lo fa quasi a disagio, con il suo volerti che ti esplode dentro e le parole che arrancano.
non è la parola che davvero sente giusta, forse è solo tra le sue la parola che più si avvicina a te.
ma si avvicina a te fa come un cagnolino che annusa un albero senza vederne le radici che si estendono metri e metri sotto di lui e le fronde che si stagliano nel cielo.
e lui gode della forza che tu prendi dalla terra, e gode dell’ombra dalla luce del mondo, e sente la potenza, e ti chiama amore.
in quel metro da terra tu sei tutto per lui e lui è tutto quel che ti serve, e a questo trova il nome: “amore”.
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quello che accade nel tempo che passa tra l’istante in cui chiudi gli occhi e l’istante in cui li riapri.
quello che invece accade quando gli occhi sono ben aperti.
mi chiedo dove stia la vita, e dove il senso profondo.
da piccolo pensavo che gli occhi da chiusi si girassero e guardassero dentro.
(non è vero, ma mi piace inventare i miei “da piccolo”)
mentre un altro pensiero pian piano prende forma.
arriverà.
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Sei molto brava, scusa la domanda, volevo chiederti se sei una scrittrice di libri erotici, perchè da quello che leggo potresti avere molto successo, ci hai pensato’
Buon pomeriggio,……Anna(?)
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Immaginare, a volte basta.
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incredibilmente …reale
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altrettanto!
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scrivi in modo eccellente.
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